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Battaglia-per-il-Signore Hay. Ma non ha ancora visto tutto. Questo qui a-
veva tre mogli. Ecco la consorte numero due.»
Sulla lapide si leggeva:
ELIZA HAY
MORTA NEL 1709
SPOSA DI IL-SIGNORE-È-IL-MIO-RIPOSO HAY
È MEGLIO SPOSARSI CHE BRUCIARE.
«Lui, chiaramente, non è bruciato», commentai. «Dove si trova la terza
moglie?»
«Laggiù.»
CHASITY HAY
MORTA NEL 1714
SPOSA DI IL-SIGNORE-È-IL-MIO-RIPOSO HAY
SE UNA DONNA È VIRTUOSA, CHE RESTI VERGINE.
«Buon Dio!» esclamai. «Che epitaffio per la tomba di una moglie!»
«Ma ecco il meglio», annunciò Matthew Hay, che mi portò a un alto
monumento grigio dalla forma vagamente fallica eretta verso il cielo. «Ec-
co il vecchio in persona.»
IL-SIGNORE-È-IL-MIO-RIPOSO HAY
MORTO IL PRIMO APRILE 1754
«È MEGLIO VIVERE SU UN ANGOLO DEL TETTO
CHE IN UNA GRANDE CASA CON UNA DONNA LITIGIOSA.»
Non potei trattenere una risata. «Che mascalzone!»
«Be', può darsi che avesse dei buoni motivi per diventare misogino»,
commentò Matthew Hay.
Le risate in compagnia avevano eliminato in gran parte il mio disagio;
adesso mi sentivo piuttosto disinvolta accanto a quell'uomo e, alla fine del-
la visita del cimitero, dopo aver commentato il numero di bambini morti
prima dei due anni, i nomi assurdi e i testi biblici ci davamo ormai del tu
chiamandoci «Matthew» e «Sara».
Non mi stupii più quando trovai altre due o tre tombe in cui una «Sara
Latimer» era stata sepolta tra il 1657 e il 1908. C'erano poi altri Hay, Stan-
dish, Latimer, Whitfield, Whateley, Marsh e molti nomi famosi nella storia
del New England. In fondo al cimitero mi fece passare sotto un antico arco
di bronzo e, dopo aver attraversato il boschetto, giungemmo davanti a una
decrepita cappella di pietra.
«La Chiesa del Rito Antico.»
«Non rischia di caderci addosso? Sembra tanto vecchia...» Esitai sui
gradini prima di entrare.
«Gli operai di un tempo costruivano meglio di quelli moderni», mi rassi-
curò. «Le chiese, poi, venivano erette per durare fino alla fine dei tempi. In
Europa molte cattedrali edificate nel decimo secolo sono impiegate ancora
oggi. Più un luogo di culto dura, più diventa forte; la fede accumulata nel
corso dei secoli crea un'aura di potere.»
Mi sollecitò a entrare con una mano sul braccio. Pensai: culto di stre-
ghe? No, non può essere se si svolge in una chiesa consacrata. Entrai.
La cappella era davvero vecchissima e mi accolse con un odore stantio
di legna e pietre antiche, insieme a uno strano profumo di erbe e a un altro
aroma che non seppi riconoscere. Non c'erano banchi: forse erano stati tol-
ti. Dopo un paio di passi mi sentii stranamente nauseata, restia ad avanza-
re. La stretta sul braccio, però, era irresistibile; Matthew mi spinse fino al-
l'altare.
Era basso e piatto, costituito da una lastra di pietra simile a quelle delle
lapidi; su di esso trovavano posto una ciotola e un rametto verde di salice.
Ebbi l'impressione che una nebbia mi offuscasse la vista. Chiesi brusca-
mente: «Dov'è il coltello con il manico nero?»
La sua voce mi rispose stridula: «Pensavo mi avessi detto che non sapevi
nulla di queste pratiche!» Si girò di scatto, fissandomi con occhi di acciaio
incandescente.
Scossi il capo; mi sentivo stordita. «Infatti non ne so niente, te lo giuro.
Non ho idea del perché ho detto una cosa del genere!»
«Io sì, invece!» Mi guardò fisso afferrandomi con forza le spalle. Il suo
respiro sul mio viso era caldissimo. «Sara Latimer, sei una di noi! La parte
più profonda della tua memoria ti dice che sei una di noi, non lo vedi? O-
gni volta che una ragazza con le tue caratteristiche fisiche e mentali è nata
nella tua famiglia, è diventata Alta Sacerdotessa del Rito Antico! E adesso
che sei venuta qui, anche in te la memoria ancestrale si manifesta con pre-
potenza!» La sua voce si ridusse a un mormorio accattivante. «Non ti sei
accorta che, da quando sei arrivata, hai cominciato a parlare e a comportar-
ti stranamente, in un modo che prima ti era del tutto estraneo?»
Quest'ultima frase mi indusse a riflettere. Mi ero trovata a letto, la sera
prima, con un perfetto sconosciuto. Protestai debolmente: «Ma non voglio
essere una strega!»
«Lo dici perché non sai di cosa parli», mi assicurò Matthew senza lascia-
re la presa. «Adesso questo è il tuo destino, Sara. Sei una di noi, non puoi
opporti.»
«No! No!» Cercai di dibattermi, ma il suo respiro mi dava le vertigini, e
la stretta delle sue mani, per quanto crudele e dolorosa, era incredibilmente
eccitante.
Mormorò in tono basso e seducente: «Consacriamo adesso il ritorno del-
la nostra sacerdotessa».
Non potevo ribellarmi. Come sotto ipnosi, lasciai che mi togliesse la
gonna e la camicetta. Si liberò poi dei suoi vestiti e mi si mise di fronte,
sollevando le braccia in un bizzarro gesto rituale.
«Capro Nero delle Foreste! Essere Cornuto di Lussuria e Potere! Guar-
dami mentre prendo questa donna, la tua neofita, per renderti omaggio!»
Udii la mia voce che sussurrava in tono assente:
«E sia!»
Aveva un corpo slanciato, magro, quasi senza peli, ma i muscoli della
schiena e del torace gli vibrarono armoniosamente come quelli di un gatto
quando mi si avvicinò. Era pronto a possedermi e il suo organo sembrava
enorme, lungo e durissimo, e gli pulsava con uno strano ritmo, È una fol-
lia, pensai. Quest'uomo è matto! No, io sono matta. Siamo tutti folli, qui!
C'è pure il gatto che sorride, come quello di Alice nel paese delle meravi-
glie! Oltre la spalla di Matthew vidi Barnabas, che era saltato sull'altare e
da lì ci sorvegliava con occhi spalancati e giallastri.
Mi udii sospirare quando un'ondata di desiderio che non potevo control-
lare mi invase. Le mani di Matthew Hay mi strinsero i seni schiacciandoli,
e i capezzoli si gonfiarono e si indurirono. Mi spinse all'indietro e verso il
basso finché non mi trovai distesa sul pavimento ai piedi dell'altare e mi
venne sopra urlando parole che non compresi:
«Ad Baraldim, Asdo Galoth Azathoth!»
Volevo gridare, protestare, liberarmi a unghiate e scappare, fuggire nuda [ Pobierz całość w formacie PDF ]

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