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papà nudo seduto sul bordo del letto, e mamma, anche lei nuda, inginocchiata tra le
sue gambe. Non mi hanno visto entrare e perciò continuano. Incuriosito, non mi
faccio sentire. Aun tratto vedo distintamente che mamma ha in bocca il pipino di
papà. Caccio un urlo e mi metto a gridare, piangendo:  Non glielo mangiare! . Vi
piace?»
Tutti sono un po imbarazzati.
Rena invece è sbalordita. Perché quel ricordo non è di Andrea. Glielo ha
raccontato lei quel pomeriggio stesso, le è tornato in mente durante i preliminari,
mentre si lavorava Andrea con la bocca. Quel ricordo appartiene a un suo amico dei
tempi dell università.
«Vedo che il mio racconto vi ha messo a disagio» dice sorridendo Andrea. «Ma
non so che farci, le cose sono andate così. Mamma e papà mi consolarono, mi dissero
che stavano giocando, mi rimisero a letto. Il peggio venne dopo.»
«Oddio, che successe?» domanda Giulia.
«Successe che l indomani mattina venni risvegliato da urla e pianti di mamma. Al
risveglio, s era trovata accanto papà morto per un infarto.»
«Non ci credo. Questo è un frutto della tua fantasia malata!» sbotta Fabio.
«Non ci credi?»
«No.»
«È la realtà che ha la fantasia malata, mio caro» ribatte Andrea.
Nel silenzio che è calato, si versa dell altro vino. Giulia si avvicina a Fabio. Anna
va ad appoggiarsi alla porta-finestra.
«Vado a vedere come sta Gianni» fa Rena.
E se ne esce quasi di corsa.
«Se ci siete rimasti male, a gentile richiesta posso cambiare versione» dice a un
tratto Andrea.
«Che vuoi dire?» domanda perplesso Fabio.
«Quello che ho appena detto. Se la storia di mia madre e di mio padre vi è andata
per traverso, posso fornirvi un altro primo ricordo.»
«Non si possono avere due primi ricordi» obietta Fabio.
«A meno che quello che ci ha raccontato non sia falso» dice Giulia.
«Vuoi dire che ho barato?»
«Sì.»
«Ebbene, signori della corte, lo ammetto. Quel ricordo non era mio.»
«E di chi era?»
«Non lo so. Me l hanno riferito e io l ho riutilizzato.»
«Perché?»
«Perché mi andava, è così semplice!»
«Senti, ora, senza tante storie, ci racconti quello tuo» intima Fabio.
«E va bene. Avevo una tata, si chiamava Erminia, che m accompagnava ai
giardinetti. Io mi mettevo a giocare con gli altri bambini e lei si sedeva sopra una
panchina. Era molto giovane e bella. Poco dopo la raggiungeva un marinaio...»
Anna non vorrebbe ascoltarlo più. Si volta verso il terrazzo. No, Andrea non
avrebbe dovuto raccontarlo, quel ricordo.
Rena apre la porta del bagno.
«Puoi venire un momento?» dice a Matteo.
Matteo esce, la raggiunge in corridoio.
«Senti, ho pensato una cosa. Facciamo restare Gianni a dormire qua e tu dici che
gli vuoi tenere compagnia dato che sta tanto male. Così andate a coricarvi tutti e due
nella stanza coi lettini.»
«Embè?»
«A una certa ora io ti raggiungo.»
«Ma sei pazza? E Andrea?»
«Quello, quando dorme, non lo svegliano nemmeno le cannonate. E sono sicura
che Gianni, appena si sarà coricato, si metterà a dormire profondamente. Che ne
dici?»
«Dico che è una stronzata» fa Matteo rientrando nel bagno.
«... appena Erminia aprì il portone, il marinaio entrò con noi.  Tu aspetta qui mi
disse Erminia davanti all ascensore. Lei col marinaio prese la scala che scendeva e
portava al cortile, dove stavano parcheggiate delle auto ma c erano anche delle
stanzette che venivano affittate. Ma io non ubbidii e appena loro scesero li seguii. Li
vidi entrare in una di quelle stanzette di cui Erminia aveva la chiave. Mi avvicinai
dopo un po alla porta che era semichiusa e guardai dentro. Erminia stava con le
spalle appoggiate al muro e il marinaio era in mezzo alle sue gambe. Ecco il mio
primo ricordo: una donna e un uomo che scopano. Contenti?»
«Tu sei fissato» commenta Fabio.
«E tu no?»
Fabio sta per ribattere, ma si blocca. Ha letto come una minaccia negli occhi di
Andrea. Vuoi vedere che Rena gli ha raccontato anche i dettagli più intimi della loro
relazione? Andrea sarebbe capacissimo di sbandierarli in pubblico. Ma gli altri lo
stanno guardando e deve reagire.
«Su cosa sarei fissato?»
«Tu, quando ti metti in testa che uno è colpevole...»
«Eh no, Andrea! Basta! Non ricominciare!» grida Giulia.
Andrea la guarda, sorpreso. Sta per finirla lì, ma la presenza di Anna, che continua
a voltargli le spalle, agisce su di lui come un eccitante.
«Basta un cazzo, io voglio...»
«Stronzo» taglia Fabio, allontanandosi di qualche passo.
nove
Anna finalmente si volta verso il salone. Andrea non ha raccontato quello che è stato
il suo primo ricordo, o almeno ha iniziato dicendo la verità, poi ha cambiato
totalmente la seconda parte.
Quindi il filo sotterraneo che da sempre li ha legati non è stato fatto venire alla luce
da Andrea, come lei temeva.
Ma subito appresso, riflettendoci, si rende conto che se Andrea non l ha fatto,
questo significa che lui ha temuto che, rivelandolo agli altri, quel filo potesse perdere
in parte la forza per continuare a tenerli legati. Anche se attualmente sono alla
massima distanza che la lunghezza del filo può permettere. Per fortuna di tutti e due.
Alza gli occhi per una domanda silenziosa. E incontra gli occhi di Andrea che le
danno la risposta temuta e insieme desiderata.
Di colpo le comincia, dentro il corpo, un tremore continuo che nel basso ventre si
muta in contrazioni di tratto in tratto violente.
È sudata, sente di respirare male.
Bisogna che se ne vada al più presto possibile da quella casa. Lì è in pericolo.
È chiaro che da solo Gianni non riesce a reggersi in piedi.
 Ma come ha fatto a ridursi così? si domanda Matteo.
In fondo, tutti hanno suppergiù bevuto allo stesso modo, ma nessuno ha dato segni
scomposti d ubriachezza. Gianni deve avere mischiato vino e whisky e ci è poco
abituato. E forse avrà fatto qualche tiro.
«... po...tami... casa.»
Non riesce ancora nemmeno a parlare.
«Cerca di capirmi, Gianni. A casa, così come sei, non ti ci accompagno. Ti
addormenteresti in macchina e io poi dovrei prenderti in braccio, salire fino a casa
tua, mi hai detto che non c è l ascensore, spogliarti, metterti a letto. Non ci penso
proprio. Ora ti porto in terrazzo e te ne starai lì a prendere aria fino a quando non ti
sarai sentito meglio e potrai camminare con le tue gambe. D accordo?»
Gianni fa sì con la testa. Matteo non crede che abbia capito quello che gli ha
appena detto, ma non gliene importa niente.
In quel momento la porta del bagno si apre e compare Anna.
«Senti, voglio andarmene.»
A Matteo il proposito di sua moglie non può che fare piacere, nel momento nel
quale dovrà agire meno gente avrà attorno a guardarlo e meglio sarà.
«Va bene, ma la macchina me la devi lasciare. Mi serve più tardi per
riaccompagnare Gianni. Non è in condizioni di stare in piedi, figurati di guidare.»
«Mi faccio chiamare un taxi.»
«Fai come vuoi.»
Anna sta per uscire, ma si ferma, si volta. [ Pobierz całość w formacie PDF ]

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